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A Quiet Place – Un Posto Tranquillo

Non fate casino o i condòmini vi mangiano!

di John Krasinski. Con Emily Blunt, John Krasinski, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Cade Woodward USA 2018

Un attacco alieno ha decimato l’umanità. Gli extraterrestri ora sono sulla Terra, si nutrono di esseri umani e sono ciechi ma percepiscono ogni rumore. Vediamo, così, la famiglia Abbott – il padre Lee (Krasinski), la madre Evelyn (Blunt) e i loro tre figli: la dodicenne Regan (Simmonds), il secondogenito Marcus (Jupe) e il piccolo Beau (Woodward) – rifornirsi silenziosamente e a piedi scalzi in un supermercato abbandonato. Beau vorrebbe un aeroplanino ma è rumoroso e il padre glielo leva di mano; la sorella intenerita glielo ridà ma, mentre tornano a casa, lui lo accende e un velocissimo mostro lo mangia. La vita va comunque avanti per gli Abbott: lei è incinta e continua a lavorare a fianco al marito e a fare scuola ai figli, lui tenta, con una ricetrasmittente in cantina, di mandare segnali al mondo per cercare di individuare altri sopravvissuti e a perfezionare auricolari che riproducano il finissimo udito degli alieni (tre di loro si aggirano intorno alla loro fattoria). Un giorno Lee porta Marcus a fare un giro per imparare a cavarsela nel mondo circostante, il ragazzo è spaventatissimo e non vorrebbe andare, mentre la sorella, sommersa dai sensi di colpa per la morte del fratellino, prende la propria esclusione dalla escursione come una prova del fatto che il padre non le ha perdonato l’accaduto e scappa di casa per portare un regalino sulla croce che ricorda Beau. Lee va con il figlio accanto ad un fiume, gli insegna a pescare insieme e lo porta sotto una rumorosa cascata, dove entrambi potranno sfogarsi a gridare. Al ritorno trovano un’anziana (Doris McCarthy) donna morta, con vicino il marito (Leon Russom) che, disperato, lancia un urlo e si fa aggredire da un alieno. Intanto Evelyn sta per partorire ma, scendendo in cantina, si ferisce il piede con un chiodo. Va in bagno e, mentre un mostro si aggira sospettoso nella stanza, partorisce reprimendo le urla di dolore. Lee arriva in quel momento e – avendo visto le luci rosse che Evelyn ha accesso- manda a Marcus ad accendere un fuoco d’artificio per distrarre l’alieni e così riesce a mettere in salvo lei e il neonato in una stanza insonorizzata. Regan è tornata e si è rifugiata sul tetto del silo di grano con il fratello ma la creatura li tallona dappresso, costringendoli a scendere. A terra, si rifugiano nel pick-up ma stanno per essere divorati quando il padre – dopo aver detto a Regan di amarla – grida per attirare su di sé il pericolo e viene ucciso. Ora Evelyn ed i figli sono in cantina, raggiunti da uno dei mostri ma Regan porta al massimo il volume dell’auricolare che il padre le aveva dato, facendo quasi esplodere la testa dell’alieno. Sarà Evelyn a finirlo con il fucile, mentre gli altri due extraterrestri scappano, terrorizzati dagli ultrasuoni.

L’horror distopico ha una grande tradizione: da La guerra dei mondi di Byron Haskin del 1953 (dal romanzo di Wells) in poi c’è stato un lungo fiorire di mostri alieni che invadono la terra: da capolavori come L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel del 1956 a divertentissimi film b come Ho sposato un mostro venuto dallo spazio o pellicole così trash da diventare un mito (su tutte: Plan 9 from Outer Space di Ed Wood), fino al recente The Village di M. Night Shyamalan. Uno dei rischi che corrono i film con creature extraterrestri è proprio la rappresentazione del mostro; per fare un esempio storico: ne L’astronave atomica del dottor Quatermass di Val Guest (1955) c’è una bella tensione nel seguire la trasformazione dell’astronauta (Richard Wordsworth) in mostro alieno ma quando questa è completata e lui diventa un buffo polipone l’effetto thriller scompare; in altri casi – ad esempio i 3 Jeepers Creepers – dopo tanta ansia l’arrivo di un patetico mostraccione fa virare la paura in risata. Un posto tranquillo la risolve mostrando degli alieni simili a mantidi con grandi orecchie e tanti, minacciosi denti. Il limite del film è invece il regista-protagonista: avevamo ammirato Krasinski nel bel American Life di Sam Mendes, ci aveva stupito come, giovanissimo, tenesse testa a Meryl Streep e a Steve Martin in E’ compilcato ma il suo portamento di giovane stralunato ed ottimista (che aveva messo al centro della sua precedente regia, The Hollars) qui smorza ogni tensione; quando, invece, è in scena la moglie (nella finzione e nella vita) Emily Blunt troviamo l’angoscia necessaria perché il racconto abbia la sua indispensabile tensione. L’horror ha bisogno di atmosfere angosciose e disperanti (vedi i recenti La madre, L’evocazione-The conjuring con i suoi spin-off Annabelle, It follows o It). Il boy scout volenteroso che alberga in Krasinski è un po’ fuori tono ma, fatta questa tara, il film – anche se, appunto, non paurosissimo – è ben calibrato; non a caso lo produce il regista-produttore Michael Bay (The rock, Transformers) e ha nelle musiche di Marco Beltrami un gran punto di forza. I primi incassi (anche in America è uscito da poco) in patria e da noi sono buoni.

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