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Campidoglio, un’inutile girandola di nomi per il rimpasto di Giunta

cinquequotidiano

Sulla futura giunta del “cambio di passo” si sta giocando una partita tutta politica.

Due giorni fa Nichi Vendola, ieri Causi. Parrebbe che la canicola di questi giorni abbia dato alla testa agli affannati cronisti dei giornaloni romani, tutti protesi alla ricerca del personaggio più adatto a sostituire il vice sindaco Luigi Nieri e il dimissionario assessore Improta. Fatto sta che fa l’on. Marco Causi, assessore al bilancio con Veltroni dal 2001 al 2008, che già ieri cadeva dalle nuvole di fronte alla estemporanea notizia della sua candidatura a vice sindaco, poche ore fa tagliava corto con la seguente secca smentita subito rilanciata dalle agenzie. «Roma? È un argomento che non esiste. Tutta fuffa. Quindi io non parlo della fuffa, parlo delle cose che sto facendo: sto lavorando sulle tabelle Rc auto, quelle per il risarcimento morti e invalidità permanenti. Parlo solo di quello che sto facendo, altrimenti non sarei una persona seria». Tuttavia è noto che quando le voci circolano qualcuno le fa circolare; che poi il cronista le riporti, e come, è un altro affare.

LA PARTITA PER LA GIUNTA – Per parte nostra siamo convinti che i romani siano scarsamente interessati alla successione di Nieri, mentre sono sicuramente insoddisfatti dell’amministrazione di Ignazio Marino, oggi tutto contento per il progetto di illuminazione dei Fori e reduce da Losanna dove ha candidato Roma ai giochi Olimpici con un bel discorso rigorosamente in inglese. Forti di questa convinzione possiamo anche presumere che le voci circolino perché sulla futura giunta del cosiddetto “cambio di passo” si sta giocando una partita tutta politica. Nella quale il Pd, ovviamente quello buono di Orfini e Barca, vuole riprendersi il manico del torrone dopo Mafia Capitale, con i vendoliani che premono invece per avere una maggiore visibilità in giunta. Ma in attesa che si giunga a bingo è giocoforza lanciare ballon d’essais a destra e manca, non tanto per valutare gli umori di una opinione pubblica disinteressata, quanto per misurare quelli delle correnti interne al Partito. Segnali di fumo indirizzati a questo o a quello tanto per sondare il terreno, tastare gli umori, verificare le disponibilità. Teoricamente dopo l’asfaltatura dei bersanian/d’alemiani indicati molto vicini alle coop sociali di Buzzi, la temporanea eclissi dei “popolari” franceschianiani, lo stand by dei seguaci di Goffredo Bettini, non resterebbero che i renziani doc a reggere il suddetto manico, ma anche loro ripartiti in diverse sfumature di rosa.

IL RUOLO DELLA POLITICA – Resta il fatto che se non si vuol delegare la scelta dei nuovi assessori alle gazzette romane, sempre ai partiti (buoni o cattivi che siano) occorre riferirsi per fare o rifare le giunte. Anche se Ignazio era convinto dall’inizio che se ne potesse fare a meno, magari occhieggiando ai grillini (che comunque un partito sono). Adesso bocce ferme, almeno sino alle decisioni di Alfano, che senza il parere di Renzi non muove foglia, sul rapporto del prefetto Gabrielli; poi si vedrà. Solo che, questa volta, non tutti riusciranno a partire per le vacanze agostane perché i mesi passano, gli assessori e i segretari generali si dimettono e la città attende di venir governata davvero. E non ci si racconti la balla dei tecnici in giunta, perché anche questi avranno pur sempre bisogno del placet della politica. E con tremila euro mese non se ne trovano poi tanti davvero in gamba.

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