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Signori si cambia, 1 – La cittadinanza

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Nel suo prestigioso intervento il neo Presidente del Consiglio prof. Mario Draghi ha declinato il termine “cittadino/i” ben 14 volte. Ma una volta, in particolare, è risuonata con una differente accezione che è bene sottolineare.

“Particolarmente urgente è lo smaltimento dell’arretrato accumulato durante la pandemia. Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell’arretrato e comunicarlo ai cittadini.”

Dice proprio di comunicare ai cittadini il piano per lo smaltimento dell’arretrato. Non di comunicarlo al Ministero degli Interni, alle Regioni o a chissà quale nuovo Ente di controllo.

In quel “comunicarlo ai cittadini” passa quasi un secolo di storia. Dopo il richiamo a Cavour nella parte iniziale, il continuo richiamo alla cittadinanza che pervade tutto il discorso è un ritorno al futuro. Perché tanta enfasi in parole che sembrano scontate ? 

Serve una breve rilettura della storia. Fino all’avvento del Fascismo, nello stato liberale, i cittadini detenevano il potere e si privavano di una parte di esso per affidarlo allo Stato che, a sua volta, amministrava nell’interesse della collettività.

Sarà il Fascismo ad operare su questo assetto una rivoluzione tolemaica. Il potere non è più delegato dai cittadini allo Stato, ma è lo Stato che detiene tutti i poteri e ne concede qualcuno ai cittadini. 

Questo assetto di attribuzione dei poteri allo Stato è rimasto imperturbato nonostante gli anni trascorsi. Chiunque ha potuto provare la sgradevole sensazione di sentirsi cittadino suddito nei rapporti con la pubblica Amministrazione. Si è individuata nella burocrazia la causa di molti affanni, ma non s’é affrontato il cuore del problema, ovvero a che serve la burocrazia per i cittadini o per se stessa. Si cita spesso, come esempio di amministrazione matrigna, il caso di un qualsiasi Steve Jobs nostrano, che avesse voluto aprire un piccolo laboratorio nel garage della casa di famiglia, avrebbe dovuto fare i conti con i vigili urbani intervenuti a contestare quantomeno il mancato rispetto della destinazione d’uso del garage domestico.

In conclusione, quel rimettere in mano ai cittadini il controllo sul piano di smaltimento delle pratiche arretrate ci fa intravedere una luce nell’avvenire. Già di per se costituisce una indicazione per chiedere alle stesse amministrazioni pubbliche di approntare questo Piano di smaltimento delle pratiche arretrate, e ognuno sa bene quanto ce ne sia bisogno.

Infine, quella rinnovata centralità per i cittadini è carburante per la stessa Costituzione dove all’articolo 118 ultimo comma attribuisce proprio ai cittadini singoli e associati l’iniziativa per lo svolgimento di attività d’interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà a Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni. Ma questa è un’altra storia su cui sarà bene tornare (MG).

 

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